IBS (SINDROME INTESTINO IRRITABILE)

IBS (SINDROME INTESTINO IRRITABILE)

CHE COS’E’ L’IBS?

L’ IBS ( Irritable Bowel Syndrome ), ovvero la sindrome dell’intestino irritabile , viene definita come un insieme di disordini funzionali dell’intestino caratterizzati da dolore e/o fastidio addominale diffuso.

Si tratta di una patologia molto frequente che colpisce prevalentemente le donne dai 20 ai 50 anni; presenta generalmente un andamento cronico e ricorrente ed è quindi caratterizzata da periodi di riacutizzazione e fasi di miglioramento dei sintomi.

Tra i sintomi della sindrome dell’intestino irritabile rientrano: diarrea stipsi e talvolta, un’alternanza di periodi diarroici e di stitichezza. Tale sindrome può associarsi anche a nausea, cefalea, sonnolenza; stati d’ansia e depressione ma, nella maggioranza dei casi, non determina né un dimagrimento né una compromissione delle condizioni di salute generali; se così fosse risulta assolutamente necessario effettuare ulteriori indagini .

Secondo le linee guida per il trattamento dell’IBS, si può parlare di sindrome dell’intestino irritabile se il fastidio e/o dolore all’addome associato a due o più delle condizioni sopracitate persiste per almeno tre mesi, con un esordio dei sintomi almeno sei mesi prima dell’effettiva diagnosi.

Ecco quindi che una scrupolosa anamnesi seguita da una precisa valutazione clinico-strumentale effettuata da un medico specializzato in gastrologia risulta fondamentale per escludere o confermare la diagnosi di sindrome del colon irritabile.

 

COSA FARE IN CASO DI SINDROME DELL’ INTESTINO IRRITABILE?

Alcuni alimenti sembrano influenzare i segni e sintomi della malattia ecco quindi che le ultime linee guida per il trattamento dell’IBS  includono anche la dieta FODMAP Fermentabili Oligo-, Di- e Mono-saccaridi e Polioli ), ideata e studiata alla Monash University in Australia, in quanto allevia i disturbi nell’85% dei casi .

FODMAP è un acronimo che sta ad indicare i vari tipi di zuccheri fermentabili (F)  quali: oligosaccaridi (O), disaccaridi (D), monosaccaridi (M) e (And) polioli (P) o carboidrati a catena corta, che non riescono ad essere assorbiti dall’intestino tenue .

Si tratta quindi di una dieta povera di alcuni zuccheri che sono in genere scarsamente assorbibili e che fermentano nell’intestino causando gonfiore gas dolore addominale .

 

La dieta FODMAP è un protocollo alimentare temporaneo articolato in tre fasi, dove:

  1. Nella prima fase si escludono dalla propria dieta per circa 4 settimane gli alimenti ricchi di FODMAP con alternative a basso tenore di FODMAP. Si tratta della fase più “restrittiva” e forse un po’ più “critica” di una durata di circa 4 settimane. N.B. La durata della prima fase dipende anche dalla risposta del soggetto al trattamento.
  1. Nella seconda fase di protocollo si continua la dieta a basso contenuto di FODMAP (come nella fase 1), ma si incominciano a reinserire gradualmente cibi appartenenti ad un solo gruppo di zuccheri (generalmente per 3 giorni a settimana e a giorni alterni), sempre monitorando i sintomi.
  2. L’ultima fase, ovvero la fase tre, ha come obiettivo quello di reintrodurre definitivamente nella propria alimentazione gli alimenti e i FODMAP ben tollerati, mentre quelli scarsamente tollerati rimangono limitati proprio per prevenire i sintomi.

 

MA COME FUNZIONA LA DIETA FODMAP? QUALI SONO I CIBI CONSIGLIATI E QUELLI SCONSIGLIATI?

Come ti spiegavo precedentemente la dieta a basso contenuto di FODMAP (oligosaccaridi fermentabili, disaccaridi, monosaccaridi e polioli) limita i carboidrati alimentari a catena corta, scarsamente assorbiti nell’intestino tenue e fermentati nel grande intestino.

Ci tengo a sottolineare che gli alimenti responsabili dei sintomi della sindrome dell’intestino irritabile variano da persona a persona, quindi non è detto che alcuni FODMAP siano da eliminare.

 

In linea generale, tra gli alimenti ricchi in FODMAP rientrano:

Alimenti a base di grano come pasta, pane, cracker, grissini, etc.

Legumi come fagioli, ceci, lenticchie e piselli

-Alcuni tipi di ortaggi come: verdure a foglia larga, le crucifere ( es. cavolfiore, cavoletti di Bruxelles, broccoli), ma anche carciofi, asparagi, cicoria e cicorino fresco, cipolle e aglio

-Alcuni tipi di frutta tra cui mele, ciliegie, prugne, pere, albicocche e pesche. In particolare e’ preferibile consumare la frutta lontano dai pasti

-Dolci, gelati a base di latte, panna montata, etc.

-Bevande gassate e alcoliche

-Dolcificanti artificiali come sorbitolo, mannitolo e tutti quelli  presenti nelle gomme da masticare, nella confetteria, nelle caramelle senza zucchero, etc.

 

Invece, tra gli alimenti a basso contenuto di FODMAP rientrano:

  • Cerali come riso, grano saraceno, amaranto, quinoa, avena, grano turco, farro patate e polenta
  • Proteine di origine animale come carne, pesce e uova
  • Latticini freschi senza lattosio tra cui anche yogurt e Kefir. Quest’ultimo, in particolare, agisce positivamente sulla flora batterica intestinale se consumato abitualmente
  • Formaggi stagionati come grana o parmigiano
  • Bevande vegetali (a base di mandorla, soia, etc.) e bevande prive di lattosio
  • Come verdura è preferibile consumare quella molto ricca in fibra grezza come ad esempio carciofi, songino, bieta e quella contenente i fruttoligosaccaridi (FOS) come asparagi, spinaci, cicoria pomodoro, carote, porri, cicoria, zucca e zucchine
  • Come frutta via libera agli agrumi come arance, pompelmo e limoni. Anche kiwi, mele, pere, melone, albicocche, pesche, fragole, mirtilli e ananas risultano essere ben tollerati, meglio se consumati lontano dai pasti.

Inoltre, studi recenti hanno dimostrato come un’ integrazione mirata a base di probiotici e prebiotici  possa giovare nelle persone affette da sindrome dell’intestino irritabile.

 

ATTENZIONE:  Prima di iniziare una nuova dieta, soprattutto nel caso della dieta FODMAP, è necessario sempre affidarsi a professionisti  perché con le diete “fai da te” il rischio è quello di andare incontro a gravi carenze nutrizionali .

 

Per chi soffre di sindrome dell’intestino irritabile è consigliato tenere un diario alimentare nel quale annotare gli alimenti ben tollerati e quelli che, al contrario, peggiorano i sintomi in modo tale da definire con il proprio specialista di riferimento le misure dietetiche personalizzate ed efficaci da adottare per ridurre i sintomi.